E
questa recensione dovremmo metterla nell'elenco di “cose che
avrei già dovuto scrivere un sacco di tempo fa, mannaggia a me”,
insieme a... beh, insieme a un sacco di altra roba che accantonerò
ulteriormente. Tipo il post su Louisa May Alcott e l'educazione, che
mi gironzola in testa da settimane.
Dunque,
vediamo, il titolo dice già molto. I nerd salveranno il mondo,
ci dice Fulvio Gatti, in questo volume recentemente pubblicato
da Las Vegas (che ringrazio per l'invio, vi offrirò un caffè
al Salone :P) Lo salveranno da cosa, ci chiediamo noi? Dalla cornice.
Questo brevissimo saggio – davvero troppo breve, per un argomento
così ampio – parte da una precisa intenzione, quella di spiegare
la galassia “nerd” ai non iniziati, o forse a quelli che
vorrebbero iniziarsi e non sanno bene come fare, che dopotutto non è
che il mondo nerd sia una setta bizzarra ma ufficiale cui si può
accedere tramite test d'ingresso; ci sono caselle da barrare, forse,
ma i contorni sono così labili che... che mi sto perdendo.
Dicevo,
l'intento del libro è spiegare la galassia nerd, dalle sue origini
ai suoi molteplici campi d'interesse. E poiché l'autore vuole
spiegare tutto, ma proprio tutto, dando per scontata la totale
ignoranza del lettore in materia, il suo interlocutore all'interno
del saggio stesso è un alieno. La cornice, i cui capitoli si
alterneranno a quelli di spiegazione, mostra il rapimento dell'autore
da parte di un alieno curioso, che in mezzo alle varie minacce di
morte rivela un interesse sociologico per l'universo nerd. In questo
modo è semplice per l'autore partire dal basso; l'alieno, essendo
tale, non sa nulla, è tabula rasa. Per questo mi verrebbe da
consigliare la lettura del libro ai neofiti; gli spunti sono tanti,
si toccano un sacco di tematiche, dalle serie tv alle prime riviste
di fantascienza, dal fantasy a Lovecraft. Ribadisco però che si
tratta di un saggio breve, e che gli esperti troveranno poco e nulla
di nuovo; c'è anche da dire che io la mia tesi di laurea l'ho
dedicata interamente al fandom, e da lì al mondo nerd il passo è
breve, sono ricolma di nozioni sull'argomento e difficilmente mi si
può dire qualcosa che non so pure sui fandom che non seguo – tipo,
lo sapevate che la prima fanfiction propriamente detta, pubblicata su
una fanzine di bassa lega, era su Star Trek? O che il primo fandom
ufficialmente riconosciuto è stato quello di Sherlock Holmes, per
via del coinvolgimento emotivo e attivo del pubblico? Sì, scrivere
la tesi è stato divertente.
Ma
torniamo a I nerd salveranno il mondo.
Devo
ammettere che, per via della brevità del saggio, non mi rimane
moltissimo da dirne. Lo stile è semplice e fluido, l'autore si
figura dall'altra parte sì un neofita, ma anche un compagno di
chiacchierata appassionato. L'argomento diletto è forse la
fantascienza, soprattutto televisiva e cinematografica, e compaiono
un buon numero di riferimenti a specifici prodotti culturali. Il che
può essere più che utile se qualcuno volesse diventare più esperto
dell'argomento, se volesse percorrere la via dello sci-fi e non
sapesse bene a quali titoli dedicare il proprio tempo. Voglio dire
che non compaiono solo Star Trek, Star Wars e Doctor Who, ci sono
pure titoli più di nicchia la cui fama magari è stata fagocitata
dall'enormità degli altrui successi.
Certo,
i riferimenti culturali poi servono a poco se non vengono inquadrati
in un punto di vista e in un contesto specifico; seppure costretto
dall'esiguità delle pagine, Gatti spiega la sua posizione, racconta
in un capitolo assai gradito il panorama italiano – anche se più
dal punto di vista cinematografico – come la particolarità
dell'universo Marvel, le “democrazie stellari” e quant'altro.
Ammetto
però che con I nerd salveranno il mondo un paio di problemi li ho
avuti: il primo sta nella struttura forse troppo fluida dei capitoli,
in cui si salta da un argomento all'altro senza che vi sia stato un
approfondimento completo. Ma questa forse è una cosa mia, e ad altri
che non hanno fatto i miei stessi studi probabilmente non darà
fastidio.
Una
cosa che mi ha fatto storcere il naso, a livello certamente più
personale, è che... come dire, io e Fulvio Gatti siamo i due tipi di
nerd – sono nerd? In realtà non ne sono certa. Sono una book-nerd,
una fantasy-nerd, mi piace giocare di ruolo, vado di cosplay e sono
socialmente inadatta, ma è abbastanza, quando la fantascienza
cinematografica mi interessa poco e nulla? - che in una conversazione
si darebbero orrendamente ai nervi. La mia impressione è che
l'autore si fidi troppo dei propri giudizi soggettivi, che comunque
sono spesso condivisi da buona parte della nerd-society. Denunzio,
invero, un certo snobismo nei confronti di prodotti mainstream di
successo, come The Host di Stephanie Meyer – l'autrice di Twilight,
lo so, ma a me The Host è piaciuto un sacco, per semplice che fosse.
Ora,
so che mi sarei dovuta segnare i punti in cui ho avuto la suddetta
impressione, piuttosto che affidarmi a una vaga memoria parandomi il
derrière
specificando che si tratta appunto di un'impressione e che potrei ben
sbagliarmi, ma il tempo è tiranno e io ancora non ho imparato ad
ammansirlo. Dunque ecco, leggendo ho avuto l'impressione che Gatti
faccia parte della fetta di nerd che preferisce la galassia chiusa,
impermeabile all'esterno, in grado di tenere fuori i non-saputi, i
non-impegnati. Pure la comunità nerd, come ogni comunità, è fatta
di strati che sfumano gli uni negli altri, e una larga fetta
predilige rimanere protetta, a sé stante, un “noi” che implica
un “loro”. Io se proprio dovessi definirmi nerd credo che mi
atterrei alla parte ludica e disimpegnata, quella scialla e
accessibile.
Ad ogni modo, ribadisco quanto già detto: per i neofiti è una lettura consigliatissima, a prescindere leggera e gradevole. I più esperti troveranno poco di nuovo, questo sì.
(C'è da dire che mi piacerebbe riuscire a organizzare una presentazione in biblioteca, diamine. Pure col dibattito. Uhm.)
Ad ogni modo, ribadisco quanto già detto: per i neofiti è una lettura consigliatissima, a prescindere leggera e gradevole. I più esperti troveranno poco di nuovo, questo sì.
(C'è da dire che mi piacerebbe riuscire a organizzare una presentazione in biblioteca, diamine. Pure col dibattito. Uhm.)