Pomi d'ottone e manici di scopa di Mary Norton

Premetto, con un vago senso di vergogna, che non ho mai visto il film tratto da questo libro. Anzi, ammetto di aver tentato, una volta, anni e anni fa, visto che un'amica me ne parlava con amorevole entusiasmo. Mi sono addormentata dopo pochissimi minuti. E poi continuavo a pensare alla signora Fletcher, e alla possibilità che la trama del film virasse verso un macchinoso omicidio.
Quindi faccio parte della sparuta minoranza che ha letto Pomi d'ottone e manici di scopa di Mary Norton, tradotto da Emilia Lola Poli, edito da Salani, senza averne adorato il film. Il che penso sia un bene, visto che ho trovato una lunga lista di nostalgici delusi su Anobii.
Ad ogni modo, è un libro carino. E direi bello, se non fosse che lascia quel preciso sorriso dato dalla parola “carino”, col prolungamento della “i” centrale, e che sottintende molto più di un giudizio medio. È carino forte.
Dunque, ci sono questi tre giovani virgulti, Carey, Charles e Paul, che passano l'estate in campagna dalla zia, poiché quella londinese della loro madre deve lavorare. Non si sa bene quale sia il suo lavoro, né viene specificato dove sia il loro padre. Lo sfondo non esplicitato è lo stesso di Narnia, ovvero la guerra, nel periodo in cui i frequenti bombardamenti facevano sì che i bambini venissero spediti per quanto possibile in località remote, al sicuro.
I tre pargoli sono dalla zia, quando incrociano Miss Price (citazione voluta? Sì? No?), una raffinata donna vicina di casa che si è slogata la caviglia cadendo dalla scopa. È Paul, il più piccolo, a rivelare di averla vista in volo di notte, e a indovinare l'accaduto guardando alla scopa abbandonata contro un albero. E a questo punto i tre aiutano Miss Price, la accompagnano a casa e il giorno dopo si ripresentano alla sua porta chiedendo chiarimenti. Qui avviene il patto. Miss Price fa dono ai tre di un pomo da letto di ottone incantato, che permette di viaggiare ovunque si voglia, a patto che i tre non svelino mai il suo segreto di strega.
Ed essenzialmente il libro prosegue così, come deve proseguire. Ed è carino, veramente carino. Vorrei averlo letto da piccola, l'avrei adorato.
Mi spiace molto che non si trovi granché in giro. Ricordo di averlo adocchiato un paio di volte in diverse libreria quando era appena uscito, mi pare nel pieno del periodo natalizio dell'anno scorso, ma poi più niente. È un vero peccato, perché oltre ad essere un gioiellino della letteratura per l'infanzia, è anche davvero bello da vedere. Almeno, a me la copertina piace moltissimo. Nello stesso periodo era uscito un altro libro nella stessa collana Salani, con una copertina similmente ganza e un prezzo parimenti abbordabile, ma è scomparso dagli scaffali pure quello prima che potessi acquistarlo. Il mulino dei dodici corvi, forse? Potrebbe essere, eppure mi pare fosse un altro.
Ad ogni modo, ovviamente lo consiglio. Non a chiunque, ma a chi gradisce un tuffo nella letteratura per l'infanzia. A chi ancora adora Roald Dahl. E a chi cerca un attimo di riposo e conforto dalla scrittura della tesi. Ah-ehm.