Piccoli scorci di libri #44

Sbagliatissimo, quasi criminale da parte mia scrivere suddetto post quando dovrei lavorare alla tesi. Adoro la mia tesi, le ho anche trovato il giusto titolo, “Sherlock Holmes e Jane Austen – I classici nella cultura digitale”. Ditemi se non è stupendo, me lo farei incorniciare sopra il letto. Magari non dovrei scegliere i colori in cui lo farò stampare in base alle case di Hogwarts, però il titolo è fantastico.

Emma di Nancy Butler e Janet Lee – traduzione di Nadia Terranova – Marvel, 2013

Questo fumetto mi è giunto come un inaspettato e meraviglioso regalo di Natale. La Marvel ha pubblicato la versione graphic novel di buona parte dei romanzi di Jane Austen, e mi aspetto che concluda presto la sestina. A giudicare dalle immagini che trovo su google, mancano ancora soltanto Mansfield Park e Persuasione.
Ho deciso di limitarmi a una chiacchierata breve su questo titolo perché... diciamocelo, sto esagerando nel parlare di Jane Austen. Zia Jane di qui, zia Jane di là, zia Jane ha detto questo e quell'altro, andrà a finire che non parlerò più di nient'altro. Quindi per questa volta ingoio la mia ossessione e cerco di limitarmi. Inoltre non è che la trama cambi dal libro al fumetto, su quella non c'è nulla da aggiungere, la Butler è stata fedelissima.
Interessante, però, che nel fumetto si punti maggiormente l'attenzione sul lato snob e calcolatore di Emma. È la mia eroina austeniana preferita, proprio perché parte da uno stato di assoluta imperfezione. L'ho sempre guardata con divertimento e indulgenza, anche perché si rimprovera severamente ogni errore e tutta la sofferenza che provoca. In questo fumetto, però, Emma appare decisamente più scaltra e consapevole, mentre coinvolge Harriet Smith nelle proprie trame e spettegola con Frank Churchill. Sarà che si vedono la sua espressione e i suoi gesti, la sua postura... però riesce a dare di sé un'idea peggiore di quella che dà sulle pagine del romanzo.
Sui disegni non so bene come pormi. La colorazione ad acquarello è davvero bella, ma i personaggi sono disegnati a volte benissimo e a volte tratteggiati “naif”, senza alcuna attenzione alla proporzioni. Non sono certa di aver gradito questa scelta.
In ogni caso... beh, è un fumetto tratto da Emma. Non può non essere meraviglioso.

Un altro mondo di Jo Walton – traduzione di Benedetta Tavani – Gargoyle, 2013

Posso iniziare col dire che non capisco il senso della copertina?
Ci sarebbe un sacco da dire su questo libro, abbastanza da riempire ben più di una recensione “standard”. Purtroppo questo equivarrebbe con lo spoiler selvaggio, perché ci sarebbe da discutere moltissimo del finale, della figura antagonista, del punto di vista e su quanto ci si possa fidare. E poiché io odio lo spoiler, mi limito a queste poche righe.
Questo libro è il diario di Morwenna (Mor o Mori), una ragazza di quindici anni che viene spedita in collegio dalle zie e dal padre appena conosciuto, dopo essere scappata dalla madre. Mori aveva una gemella che è morta da poco, nello stesso “incidente” che ha provocato la dolorosa zoppia di Mori. Tra l'altro – e qui esco dal libro – è stato bizzarro leggerlo in un tot di giorni in cui io stessa, avendo messo male un piede, mi ero azzoppata. Non è una mirabile coincidenza? Forse era il libro che mi chiamava. Forse.
Tornando a Un altro mondo, nel suo diario Mori parla del rapporto con le compagne di scuola, racconta moltissimo delle sue letture da accanita appassionata di fantascienza, parla delle fate che vedeva con la sorella, della famiglia... è un diario, dopotutto, un po' va in retrospettiva e un po' parla delle sue giornate volta per volta.
Ora, a me questo libro è piaciuto moltissimo, l'ho letto con assoluto piacere. Eppure in un certo senso mi è sembrato incompleto. Un po' perché l'antagonista, la madre di Mori, non si vede mai davvero, nemmeno nei ricordi. Ne spilucca una descrizione qua e là, ma nulla di più. Dice che è malvagia, una strega cattiva che voleva fare cose cattive, ma non ci racconta mai dei suoi atti. I miei dubbi vengono poi dal fatto che, essendo un diario, è impossibile dire se Mori veda le fate e sia in grado di fare magie, perché tutto è mediato dal suo punto di vista. Mori potrebbe raccontare una storia, o quello che vorrebbe succedesse, o potrebbe avere delle allucinazioni. Perché no? Dopotutto è una soluzione molto più logica di “Mori vede le fate”.
Vorrei parlare del finale, che proprio non ho capito, ma è contrario alla mia morale, quindi niente.
Lo consiglio? Non lo so. A un sacco di lettori non è piaciuto, e ha lasciato perplessa anche me, che dopotutto l'ho gradito. Fate vobis.