Peter Cameron e il blocco

Mi trema un po' il cuore nel realizzare che ho letto tutti i romanzi pubblicati di Peter Cameron. Rimane Paura della matematica, ma quella è una raccolta di racconti, e per quanto talvolta li gradisca, non riescono mai a darmi quello che mi danno le storie lunghe e articolate.
Ho letto Un giorno questo dolore ti sarà utile – e ne ho chiacchierato qui – perché l'autore era in visita a un festival delle mie parti, e mi andava di avere un suo libro autografato. Va bene, lo ammetto, sono una cacciatrice di autografi. Non me ne faccio vanto. Durante la sua presentazione, però, non potevo allontanarmi dalla libreria in cui stavo facendo lo stage, ed è stata una collega a chiedergli l'autografo per me. Credo che questa cosa la rimpiangerò ancora a lungo. Se avessi letto prima Un giorno questo dolore ti sarà utile, credo che mi sarei inchiodata i piedi alle assi del palco, pur di poter assistere. O meglio, pur di poterlo ascoltare. Uno dei miei libri preferiti in assoluto, che mi ha spalancato gli occhi su quello che è adesso tra i miei scrittori preferiti e di cui non avevo letto nulla fino a pochi mesi fa.
Dopo Un giorno questo dolore ti sarà utile, è venuto Quella sera dorata, di cui, davvero non so perché, non ho ancora parlato. Poi ci sono stati Coral Glynn, Il weekend, Andorra la settimana scorsa. E le storie sono sempre diverse, le ambientazioni pure, i personaggi partono da punti assai diversi delle loro vite. Eppure c'è sempre quel qualcosa in comune cui mi sento di fare cenno.
Il blocco, la gabbia, la bolla infrangibile che si scopre fragilissima solo dopo esserne usciti. In tutti i romanzi di Peter Cameron, i personaggi sono intrappolati in una situazione, nel loro passato, in uno stato mentale. In Quella sera dorata il blocco è sia fisico che affettivo, una famiglia bizzarramente composta che vive isolata in Uruguay. In Un giorno questo dolore ti sarà utile James è bloccato dalle ripercussioni di quello che personalmente ho interpretato come un disordine mentale. Rifiuta il futuro, allontana chiunque tenti di avvicinarsi, si rintana in un bozzolo in cui nessuno si aspetta niente da lui e nessuno può raggiungerlo. James vorrebbe potersi dire impantanato come lo sono i personaggi di Quella sera dorata. Sogno di uno, gabbia dell'altro. In Il weekend e in Coral Glynn è il passato a inchiodare i personaggi alla loro situazione attuale. Un lutto, un trauma. Sviscerati, sempre presenti. Impossibile scrollarseli di dosso. In Andorra il blocco è nel passato del protagonista, ma viene reso fisico dalla sua fuga a La Plata, appunto in Andorra.
Dubito di essere l'unica ad aver notato il ripetersi di questo motivo nei romanzi di Cameron. Non credo si tratti di un'ossessione, e non sono nemmeno certa che si tratti di una scelta consapevole. Forse Cameron non sa di avere caro quel periodo così strano e irreale nella vita di tante persone, in cui tutto intorno a loro sembra immobile, e tutto il resto orrendamente incerto.
Per contro, non sento la rivalsa come un tema gemello, speculare, che lo interessa altrettanto. L'uscita dei suoi personaggi dalla loro trappola viene liquidata in poche righe, il loro futuro al di fuori della bolla appena abbozzato, come fosse un elemento tralasciabile.
E dunque, che altro dire a questo proposito? Molto poco.
Che adoro Peter Cameron e, finora, tutti i suoi libri.
Che spero ardentemente che ne stia scrivendo un altro, che continui a scrivere per altri settant'anni al ritmo di un libro ogni anno. Farebbe la mia gioia.