Piccoli scorci di libri #38

Quest'anno ho letto pochissimo, sarò sotto i 40 libri e siamo già a giugno. Un po' per mancanza di tempo, orrendamente per mancanza di libri, mai per mancanza di voglia. Negli ultimi tempi sto recuperando, mi sono gettata sui libri presi al Salone come una vegana affamata si getta sull'unica ciotola di hummus in tutta la sala.
Ma il tempo continua ad essere poco, anzi si è ridotto, e leggo più di quanto non riesca a raccontare. Anche se, dannazione, non dovrei.
Denoto brevemente che Gli innamorati di Sylvia di Elizabeth Gaskell è stupendo. Mentre in Nord e sud sentivo un'influenza Charlotte-Brontiana, qui avverto un sacco di George Eliot. Che adoro, quindi...

Morte di un autore di Marija Eliferova – traduzione di Massimo Pianta – Voland, 2013

Non conosco molto bene la Voland. È una casa editrice cui giro intorno da un po', indecisa su cosa leggere. Al Salone non sono stata l'unica a prendere questo libro, tra l'altro, e attendo di saperne che ne pensa il buon Salomon.
La Eliferova ha spiegato in una postfazione, di aver preso spunto da un personaggio storico misterioso ma realmente esistito. Il che è bizzarro.
Nel 1913, un autore britannico pubblica Il boiardo Miroslav, un romanzo gotico sulla malvagità di un tenebroso vampiro e sul tentativo di ucciderlo. La critica si sbizzarrisce sul suddetto libro, chi adorandolo e chi ricoprendolo di critiche. In un'intervista, Alistair Mopper, lo scrittore, rivela di essersi ispirato a fatti realmente accaduti e a persone tuttora esistenti. La stampa si infiamma, soprattutto quando lo scrittore, reticente, presenta l'eccentrico Miroslav a un giornalista, perché gli venga fatta un'intervista.
E così via.
L'intero libro è composto da articoli di giornali e stralci di diario, cosa che mi avrebbe probabilmente fatto storcere il naso, se l'avessi notato prima di comprarlo. Ma devo dire che, anche se non è il 'metodo' di narrazione che preferisco, è stato gestito davvero bene, tra giornalisti e indagatori.
In sintesi – oddio, più sintesi di così – mi è piaciuto un sacco. E ve lo consiglio parimenti.

La storia segreta della rivoluzione di Hilary Mantel – traduzione di Giuseppina Oneto – Fazi Editore, 2014

Questa è la prima parte di una trilogia dedicata ai personaggi (storici) più importanti della Rivoluzione Francese. È un capitolo di storia che conosco un po' meglio degli altri e mi rendo conto che la cosa è più dovuta a Lady Oscar che a studi effettivi. O magari, beh, non necessariamente a Lady Oscar, ma a altre opere di narrativa.
Vediamo, i personaggi cui la Mantel sceglie di dare spazio sono principalmente Robespierre, Danton e Camille Desmoulins. Di Desmoulins non sapevo nulla, credevo anzi che si sarebbe rivelato nel più celebre Saint-Just, col quale pare essere imparentato e che ancora non è comparso se non in qualche stralcio di conversazione.
Ora, la prospettiva da cui parte la narrazione è interessante. È come se la Mantel avesse imbastito un racconto sul 'io so che tu sai, e so che tu sai che io so' etc, con i personaggi all'oscuro di tutto che si avviano lentamente verso il proprio destino. È una sensazione curiosa, cui non sono abituata perché non leggo spesso romanzi storici. Non spiacevole, beninteso.
I personaggi storici, comunque, sono resi davvero personaggi. Voglio dire, la Mantel non sembra essersi fatta influenzare da quello che diventeranno, li ha narrati come se fosse partita a crearli dal nulla. La loro infanzia, la loro famiglia, i loro studi, e poi l'inizio delle carriere.

Certo che lo consiglio. Specie se anche voi della Rivoluzione sapete poco più di quanto Lady Oscar ha voluto dirvi.