Piccoli scorci di libri, ovvero recensioni assai brevi e poco impegnative #1

Sorrido, tiro su col naso che ho un po' di raffreddore e infine 'Buongiorno!'. Nel caso ve lo stiate chiedendo, il malumore si è sciolto come un ghiacciolo al sole. Oggi c'è quel bel cielo che sembra di essere racchiusi in una perla, il caffè mi è venuto particolarmente bene e questa nottata l'ho passata con un libro che ha saputo assorbire tutto il mio astio. Quindi sì, oggi sono allegra. La mia rabbia ha sempre un certo impeto, ma manca di risolutezza e perseveranza. Mi gonfio come un palloncino per poi scoppiare subito.
Ad ogni modo, non credo che siate qui per leggere delle mie paturnie. Ecco, credo che quest'oggi inaugurerò un nuovo tipo di post, ovvero delle 'brevi recensioni poco ragionate per quando non si ha voglia o tempo di elucubrare'. O forse quando non se ne sente il bisogno. Ovvero, prendo alcuni dei libri che ho letto recentemente e ve ne parlo senza approfondire troppo. Magari perché ho già parlato dell'autore o perché non mi sento particolarmente ispirata, chissà. Non ho inventato io questo tipo di post, sia chiaro, sono sparsi un po' per tutta la rete, anche se quelli che mi rimangono più impressi sono quelli su Bibliomania...
Ma comunque, andiamo a incominciare!


Il libro che mi ha tenuto compagnia ieri notte è Profumi, giochi e cuori infranti di Joanne Harris, tradotto più che decentemente – ho notato alcuni errori e un congiuntivo mancato, ma a parte questo resa abbastanza buona – da Laura Grandi e pubblicato da Garzanti nel 2004. In seguito all'iniziativa di cui favellavo pochi giorni fa, mi era tornata improvvisamente voglia di Harris e, una volta in biblioteca, ho scelto un po' a caso un suo libro, forse quello il cui titolo m'ispirava di più. Tornata a casa, ho scoperto che si trattava di una raccolta di racconti e lì per lì avevo anche pensato di restituirlo e cambiarlo con un altro in quanto, di norma, non gradisco affatto i racconti brevi. Troppo poco spazio per ambientazioni e personaggi, per lo sviluppo profondo di una vicenda... però mi sono detta 'Via, tanto già ce l'hai qui' e mi sono messa a leggerlo comunque.
E l'ho adorato. Certi racconti sono meglio di altri, ma non ce n'è uno che non mi sia piaciuto almeno un po'. Sono variegati a dir poco, alcuni delicati e commoventi, altri forti e confusionari, stridenti e inquietanti. Le forti critiche alla volubilità e alla superiorità dell'apparire sull'essere tipiche della società contemporanea compaiono spesso, esplicite e incagliate in brevi parentesi nauseanti. Eppure altri racconti sono dolci, profumati, morbidi. I personaggi sono tutti ottimamente caratterizzati, le loro voci sono chiare, gli avvenimenti si scoprono velo per velo e risultano chiarissimi, nonostante la Harris non venga a dirci in modo noiosamente esplicito 'Succede questo e questo e infine questo'. Che dire? Lo consiglio poderosamente. Mi è piaciuto un sacco.

Un altro libro di cui, nonostante tutto, mi è tornata voglia di parlarvi è quello che tanto mi sta facendo patire (sì, per colpa mia, lo so), ovvero Il battello del delirio di George R. R. Martin, tradotto da Simone de Crescenzo e edito dalla casa editrice Gargoyle nel 2010. Non è certo la più recente delle opere del caro vecchio George e si vede. La prima edizione americana risale al 1982 ed è il suo secondo romanzo singolo. Che dire? Un classico romanzo sui vampiri, goticheggiante, di cui ho apprezzato ovviamente lo stile e la poderosa raccolta d'informazioni che risalta dietro ogni scelta. Bella la storia, belli i personaggi umani e come sono caratterizzati, belli gli scorci d'America. Però un paio di difetti ci sono e non posso fare a meno di evidenziarli. Il più lampante per me è il fatto che buona parte della storia venga raccontata in modo liscio, lineare, solitamente durante i lunghi monologhi di Joshua York. Molte delle appassionanti vicende non ho sentito di 'viverle' in prima persona, mancava durante la lettura quella foga che i freddi resoconti non possono dare. In termini Anobiiani gli darei tre stelline e mezzo. Una buona lettura, innegabilmente, però da George mi sarei aspettata molto di più, anche se si tratta di un romanzo scritto trent'anni fa.

Per oggi chiudo qui. Al momento sto leggendo Fate a New York di Martin Millar e lo sto gradendo abbastanza. Più che abbastanza. Ma sono ancora all'inizio, vi dirò più avanti.
A presto!